Il futuro degli assessment HR: una questione di dati

Di 26 Febbraio 2018News

Le nuove tecnologie cambiano il talent management, consentendo alle aziende di raccogliere sempre più dati sulle risorse. Il punto è capire come usarli.

 

Grazie alla tecnologia, le informazioni sono sempre più numerose, frequenti e veloci da processare. Gestirle in modo strategico è la chiave del successo nella guerra per il talento. Per Hogan, che dal 1981 raccoglie dati sulla personalità individuale, aiutare le aziende a organizzare i dati è sempre stata una priorità e una competenza distintiva.

Ecco le 5 principali aree di sviluppo a cui guardare con attenzione.

  1. Gamification. È la soluzione pensata per ravvivare i tradizionali processi di recruitment e regalare una nuova user experience, tipicamente da mobile. Le piattaforme più solide sfruttano il meglio della tecnologia e della ricerca psicometrica per registrare migliaia di data point nel tempo di un videogioco misurando, tra gli altri, stile decisionale, abilità cognitiva, tempi di reazione, propensione al rischio. Vantaggi collaterali: divertimento per i candidati (anche gli esclusi), brand reputation alle stelle, più spazio alla diversity nelle selezioni.
  2. Social media analytics. La nostra identità digitale parla di noi: genere, età, orientamento sessuale e opinioni politiche, ma anche eventuale tendenza all’abuso di sostanze o dettagli sulla situazione familiare. I nostri like su Facebook o lo stile dei nostri post sono indicatori di personalità e di intelligenza e dicono molto sul nostro potenziale professionale. Presto sarà possibile usare le playlist di Spotify, le recensioni su Uber o gli acquisti su Amazon per sapere tutto su stabilità emotiva, EQ o attenzione al dettaglio del possessore di quei profili.
  3. Performance management. La valutazione annuale non basta più: le persone chiedono feedback immediati, costruttivi e costanti. Esistono già molti strumenti online per gestire i feedback, analizzare performance e progressi verso gli obiettivi, condurre indagini di clima interno; ma spesso falliscono perché non riescono a coinvolgere le persone. Servono allora piani di sviluppo individuali personalizzati, direttamente ed efficacemente connessi alla valutazione della performance.
  4. People engagement. Si tratta di un concetto sempre più esteso ai territori del benessere personale, dalla salute fisica a quella mentale, e contro il burnout. Nelle aziende entra il Chief Happiness Officer, dedicato a registrare il grado di “felicità” delle risorse e a mettere in piedi delle strategie di miglioramento sulla base dei dati raccolti.
  5. I Big Data sono ormai diventati uno strumento di lavoro irrinunciabile e pervasivo per i professionisti HR, in quasi ogni processo. Gli algoritmi più avanzati possono non solo analizzare i dati in modo da prendere le migliori decisioni strategiche, ma consentono di prevedere le azioni future, secondo un principio di base della psicologia del lavoro: i comportamenti passati sono predittivi dei comportamenti futuri. I decision maker nel settore HR sono già in grado di mettere insieme molte informazioni individuali per arrivare a una “analisi delle relazioni”, valutando anche le interazioni di squadra e quindi il funzionamento dell’intera organizzazione. Il passo successivo saranno processi HR guidati dall’Intelligenza Artificiale.

Tutti e 5 questi fattori sono interconnessi: le aziende devono trattarli in modo armonico. Senza dimenticare che dal potere dell’informazione deriva anche una grande responsabilità di trasparenza e apertura al dialogo, per affrontare i molti temi etici e di salvaguardia della privacy che la disponibilità e abbondanza di dati sollevano.

Leggi un articolo dedicato su: Growth Business

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